Server intasati, problemi con i pagamenti, iscrizioni bloccate fino a data da definire. Sono passati appena due giorni dalla sua apertura e c’è pure stato Ferragosto in mezzo, eppure la rete di Relakks, la “prima darknet commerciale al mondo” è stata già letteralmente sommersa dalle richieste.
Sponsorizzata dal Partito dei Pirati svedese e aperta agli utenti europei e degli Stati Uniti, la darknet garantisce ai suoi clienti l’anonimato assoluto online. Chi si iscrive al servizio, dietro pagamento di cinque euro al mese, entra in una rete privata criptata dove non può venire più identificato.
Relakks sostituisce l’indirizzo IP originale dell’utente (quello che viene fornito dai provider ogni volta che ci si collega a Internet) con uno fittizio, che permette all’utente di poter fare ciò che vuole online senza essere in alcun modo rintracciato.
Chiaro che la novità abbia subito fatto gola alle centinaia di migliaia di utenti delle reti p2p, soprattutto quelli che vogliono continuare a scaricare musica e film da Internet senza correre il rischio di essere riconosciuti e portati in tribunale dalle major discografiche e di Hollywood.
Secondo Rickard Falkvinge, leader del Partito dei Pirati, la tutela del diritto d’autore ha generato un sistema di polizia su Internet che viola qualsiasi diritto umano alla privacy e che va quindi aspramente combattuto.
“Le attuali leggi sul copyright sono prive d’equilibrio”, dice Falkvinge, “e l’unico modo per applicarle è monitorare tutte le comunicazioni private su Internet. Il regime del copyright non può coesistere con una società aperta, che garantisca il diritto alla comunicazione privata”.
Il Partito dei Pirati aspira a varcare la soglia del 4% alle prossime elezioni politiche svedesi e a modificare le leggi sul copyright. Ma fino a che ciò non avverrà, spiega Falkvinge, “abbiamo il dovere morale di proteggere i cittadini dagli effetti dell’attuale rigido controllo online”.
Da tempo preconizzato da giornalisti e commentatori, l’avvento di una rete protetta, anonima e universale potrebbe aprire una nuova fase nell’ormai quasi decennale saga del P2P e della condivisione di materiale multimediale su Internet.
Di fronte alla concorrenza di un simile sistema, le major sarebbero infatti probabilmente costrette a rivedere la propria strategia di lotta al filesharing, iniziando anche a considerare l’eventualità di una legalizzazione del fenomeno tramite sottoscrizione.
I cinque euro che migliaia di utenti si sono subito precipitati a pagare alla Relakks, in fondo, non sono altro che un abbonamento in cambio della garanzia di poter scaricare ciò che si vuole (e quindi la conferma della disponibilità a pagare una cifra mensile, ridotta, per un filesharing libero e legale).
Film e canzoni a parte, la diffusione delle darknet potrebbe però sollevare problemi concernenti ben altre materie, prima fra tutte la sicurezza internazionale. Oltre agli appassionati di musica, anche le associazioni criminali e terroristiche potrebbero infatti sentire il richiamo di una rete anonima e protetta.
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