Numerose società che operano nel settore tecnologico si sono associate con l'intento di combattere contro "bug" e virus e di stabilire qual è il periodo di tempo con cui i produttori di software e i clienti devono essere informati dei difetti che favoriscono la pirateria informatica, una questione che oppone Microsoft agli esperti di sicurezza.
A fianco del gigante del software, questa settimana è scesa in campo l'associazione Ois (acronimo di Organizzazione per la sicurezza di Internet), costituita per iniziativa di membri importanti come Ibm, Oracle, Hewlett-Packard, Sun Microsystems, Compaq e Cisco.
Microsoft, il cui sistema operativo è la preda principale di virus e bug, si è lamentata del fatto che gli esperti di sicurezza informatica non lasciano a produttori e distributori tempo sufficiente per reagire prima di informare gli utenti dei difetti che colpiscono i prodotti.
Da parte loro, gli esperti affermano che Microsoft ha tardato eccessivamente a riconoscere i problemi del proprio software e ad occuparsene per risolverli, mentre nel frattempo i computer sono vulnerabili agli attacchi informatici. Secondo gli specialisti, la diffusione delle informazioni punta a costringere i produttori ad agire e dare agli utenti la possibilità di trovare una soluzione prima che diventino vittime degli hacker.
Secondo Computer Economics, una società indipendente specializzata nella sicurezza informatica, i virus sonon costati, nel solo 2001, 12 miliardi di dollari alle imprese di tutto il mondo.
L'obiettivo della Ois è quello di stabilire qual è il periodo di tempo entro cui segnalare "buchi" nel software, e "per assicurare che i produttori e gli esperti di sicurezza possano proteggere i naviganti web in maniera più efficace", come si legge in un comunicato stampa.
Gli specialisti di AtStake, società che fa parte di Ois, hanno proposto nei giorni scorsi di dare 10 giorni di tempo ai produttori per rispondere sull'esistenza dei bug e 30 giorni per porvi rimedio.
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