Di virus informatici ne esistono di ogni genere in Rete, pronti ad infettare i PC degli utenti e a trafugare i loro dati per scopi quasi sempre illeciti. Ma quando è lo Stato che utilizza gli strumenti dei cracker per combattere l’illegalità, la cosa suona sicuramente singolare. Tutto nasce dall’inchiesta sulla P4 che in questi giorni riempie le prime pagine dei giornali e che vede come protagonista il faccendiere Luigi Bisignani. Nonostante le numerose precauzioni prese per evitare compromettenti intercettazioni, è bastato installare sul suo portatile un semplice trojan, chiamato Querela, per raccogliere delle prove a suo carico. Non si tratta però di codice prodotto da qualche criminale informatico, ma di un apposito programma sviluppato dalle forze dell’ordine italiane che, una volta installato sul PC della vittima, lo trasforma in una cimice. Querela riesce infatti a prendere il controllo della scheda audio e a catturare tramite il microfono quanto viene detto all’interno della stanza in cui è situato. Ma non solo. Grazie al trojan e sempre tramite la scheda audio gli investigatori possono intercettare anche le chiamate VoIP, come quelle effettuate tramite Skype. Per infettare il computer di Bisignani è stata sufficiente una semplice mail, vale a dire un messaggio di posta elettronica contenente un link ad un sito appositamente creato per installare sul PC del sospettato il software spia.
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