Scorrendo le notizie di hack che alle spalle avevano spinte governative, la Cina ha giocato più di tutti nel ruolo di "personaggio cattivo", l'antagonista per eccellenza. Per tutto lo scorso anno si è discusso dei tentativi di attacco subiti da Google e fatti risalire ad hacker al soldo del governo cinese, la confusione che si è generata dopo, ha portato ad accusare la Grande Muraglia anche di attacchi ai danni di altri governi nazionali. Ciò però, non vuol dire che la Cina sia al riparo da attacchi, secondo gli ultimi aggiornamenti rilasciati dal National Informatics Centre (NIC) indiano, l'infrastruttura governativa IT dell'India è stata compromessa ed utilizzata proprio per perpetrare attacchi verso la Cina. La notizia va ricollegata al rapporto di agosto sui cyber-attacchi subiti dalla Cina, in tale data si parlava di circa 250.000 tentativi di attacco, l'8% dei quali proveniente da server indiani. Ora si ritiene che quegli attacchi siano il risultato dei server governativi indiani compromessi. Stiamo assistendo ad un rapido incremento di cyber-attacchi contro istituzioni governative in varie parti del mondo, minacce come Stuxnet possono prendere il controllo del programma nucleare iraniano e ve ne sono altre che possono compromettere e azzerare l'intero sistema IT di una nazione. Come per i sistemi domestici, nessun sistema di protezione garantisce la sicurezza assoluta contro i cyber-attacchi, soltanto un attento e costante monitoraggio delle reti permette di prevenire, o almeno rimediare velocemente ad un attacco. I governi mondiali sono a conoscenza del problema e stanno siglando patti internazionali per la lotta al cyber-crimine, ma sarà possibile estirpare definitivamente il fenomeno?
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