. Per anni quando Windows si "incarta" ci hanno suggerito il classico : RIAVVIA. In effetti quando un apparecchio fa le bizze, la miglior cosa da fare, è di spegnerlo e riaccenderlo, operazione che da tutti gli informatici è nota come RESET e che, sulla gran parte dei dispositivi quali PC, smartphone, navigatori satellitari etc, ha persino un apposito tastino per svolgere detta funzione e nel 99% dei casi funziona a dovere. Stavolta ad essere resettata. ad opera nientepopodimeno che della NASA è stata la sonda Voyager 2, che in questo momento dista più di 15 miliardi di chilometri dalla terra, per porre rimedio ad alcuni problemi che si erano manifestati negli ultimi tempi. Lanciata nell'agosto del 1977 con l'obiettivo di studiare Saturno, dopo essere passata vicino a Giove ed al pianeta con gli anelli, ed aver superato Urano e Nettuno, è uscita dal nostro Sistema Solare, il tutto continuando ad inviare informazioni all'agenzia spaziale americana. A 33 anni dal lancio è ancora efficiente, purtroppo a causa di un cambio di stato di una cella di memoria, del sistema di bordo ha causato, a partire dal 12 Marzo scorso, ha iniziato la trasmissione di dati, che da quel momento sono risultati incomprensibili . Dopo svariate proposte qualcuno ha suggerito "resettiamolo" e la vecchia soluzione del reset, anche in questo caso, ha sortito gli effetti sperati tanto che dopo l'operazione, il Voyager2 ha ripreso ad inviare informazioni in modo corretto. Di per sè, una procedura di questo tipo, può sembrare banale, non altrettanto quando si parla di un oggetto che si trova ad una distanza così elevata da noi e per il quale le variabili in gioco sono innumerevoli, a cominciare dai tempi di esecuzione che per ogni comando impartito, impiega circa 14 ore ad arrivare alla sonda ed altrettanti per renderne noto l'esito. Da non sottovalutare anche il fatto che un problema simile avrebbe potuto compromettere tutte le capacità di ricezione, condannando per sempre all'oblio un pezzo di storia dell'astronautica mondiale il quale, insieme alla Gemella Voyager 1 ed alle Pioneer 10 ed 11 si sta dirigendo verso zone sconosciute del cosmo, grazie anche al fatto di implementare una tecnologia decisamente molto datata (già all'epoca), ma scelta proprio per la sua elevata affidabilità, un concetto che ancora oggi viene in parte applicato nelle missioni spaziali.
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