Ieri tra i documenti PNAS (Proceedings National Academy of Sciences), ovvero tra gli atti dell'Accademia Nazionale delle Scienze americana, sono comparsi due rendiconti contenenti il primo tentativo di rilevazione delle emissioni di radioattività della centrale di Fukushima e sembrano portare alcune buone notizie. La prima buona notizia è che la maggior parte delle radiazioni si è dispersa attraverso il Pacifico, mentre buona parte della radiazione rimanente si concentra nella zona a nord ovest del reattore compromesso. In ogni caso, alcuni isotopi emessi dal reattore si sono largamente diffusi in tutto il territorio giapponese, aumentando le probabilità di creazione di hotspot radioattivi. I due documenti utilizzano diversi modelli per le valutazioni, il primo parte da una simulazione dell'ambiente reale in cui si è verificato il disastro, il secondo prevede la costruzione di un modello atmosferico calibrato sui rilevamenti delle correnti ventose reali. Il reattore di Fukushima ha emesso 5 tipi di isotopi, il fattore di contaminazione principale, secondo entrambi gli studi, è la pioggia, che permette il passaggio della radioattività dall'atmosfera al suolo, mentre le correnti ventose ne aumentano la diffusione geografica. L'emissione più grande, quella del 15 marzo, è rimasta contenuta nel distretto di Fukushima a causa di una generale assenza di venti, mentre la successiva emissione del 21 marzo ha viaggiato maggiormente, arrivando a contaminare i distretti limitrofi in territorio giapponese (il giappone è diviso in 47 prefetture). Le montagne ad ovest di Fukushima hanno contenuto la propagazione delle radiazioni in quella direzione, ma a nord ovest dell'impianto è presente una grande depressione, separata da un crinale, e l'aria che vi fluisce vi rimane intrappolata, così che la zona è divenuta uno dei più grandi accumuli di radioattività. Le regioni ad est di Fukushima, molto probabilmente, faranno registrare livelli di radioattività troppo elevati rispetto a quelli massimi stabiliti per legge e riguardanti l'agricoltura, ma questo rischio vale anche per altre prefetture limitrofe. Seppur limitati, nella comprensione del fenomeno, da incompleti dati reali, i due studi concordano tra essi e con la maggior parte degli scienziati, quando affermano che buona parte delle radiazioni è stata dispersa nell'oceano e questa è una buona notizia per le popolazioni della zona. Il Giappone, in ogni caso, andrà incontro ad un periodo di bonifica che sarà lungo e costoso, sia in termini economici, che sociali.
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