L'Italia è il paese dove si possiedono più telefonini al mondo. Secondo il quinto Rapporto Nazionale sulla condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza, presentato nel 2004 da Telefono Azzurro, sono soprattutto i giovanissimi a subirne il fascino: il 51,6% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni ne possiede già uno. Nel 36,2% dei casi il cellulare viene usato per parlare con gli amici, per il 30,7% con i genitori, il 12,8% del campione utilizza gli sms, mentre un 10,1% usa il cellulare solo per ricevere telefonate.
«Un trend in progressione-secondo quanto rivelato all'ADNKRONOS dal Codacons- che aumenta con il crescere dell' età : circa 3 minori su dieci di età compresa tra i 5 e i 13 anni possiede un cellulare. Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo assistito ad un elevato grado di alfabettizzazione sull'uso della tecnologia». Il desiderio di avere un proprio cellulare poi, si afferma prevalentemente intorno al primo anno di scuola superiore, stando alle stime di Telefono Blu. «Per i giovanissimi si tratta nella maggior parte dei casi di regali fatti per le occasioni più disparate dal Natale al premio di fine anno scolastico, -dichiara all'ADNKRONOS il presidente dell'associazione Pier Orsoni- ma è un regalo che i genitori fanno in qualche modo a se stessi, un modo per facilitare la reperibilità dei ragazzi. Il problema è che gli utenti in questo caso si trovano ancora in un'età di gioco e non hanno la capacità di comprenderne a fondo la funzione».
Un'altra ricerca coordinata dal docente di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa all' Università di Trieste Francesco Pira e condotta nel 2003 su 129 ragazzini delle scuole elementari, conferma ulteriormente il fatto che i bambini italiani siano grandi consumatori di cellulari: il 56% degli intervistati possiede un telefonino, e solo il 32% lo spegne prima di andare a dormire. Secondo il rapporto ,inoltre, verrebbero usati troppo presto, per troppo tempo e male. Il 37 %del campione lo ha avuto in dono dai genitori, il 30% fa più di tre telefonate al giorno, il 10,85 %le fa sia di giorno che di notte, solo il 20 %lo spegne in un luogo di culto e un 14 % ne fa a meno a scuola.
Chi non ce l' ha vorrebbe averlo. Il 42 % delle ricariche viene pagato dai genitori, che risultano i principali destinatari delle chiamate (44,18%), e il 5 % dai nonni, mentre un 19% degli interpellati sostiene di pagare da sè, ovviamente con la paghetta settimanale, le spese telefoniche. Quasi 4 intervistati su 10 ammettono poi di abusare degli sms, mentre, tra le funzioni più utilizzate, figurano i giochi (40,31%). Ovviamente il quadro preoccupa molti esperti, dai sociologi agli psicolinguisti: il timore generale è che l'uso smodato del cellulare, in un'età così precoce, possa avere come effetto una perdita progressiva del contatto diretto con i coetanei.
«L' uso del cellulare tra i bambini -spiega all'ADNKRONOS il sociologo Franco Ferrarotti- rischia di bloccare lo sviluppo dell'autonomia e la consapevolezza della propria indipendenza, oltre che privare i soggetti molto giovani dei rapporti umani primari, di quei contatti faccia a faccia, del confronto diretto e costante con l'altro di cui invece hanno bisogno per svilupparsi e che perdono quando si ritrovano tra le mani uno strumento del genere».
Dello stesso avviso la psicologa Beatrice Toro, membro della 'Fondazione movimento bambino', che sottolinea, però, la necessità di distinguere tra uso, «di per sè non dannoso» e abuso del telefonino. «Il problema subentra quando - osserva la Toro - il cellulare diventa mezzo sostitutivo di una presenza genitoriale spesso evanescente, una tecnologia posta al servizio della solitudine dei bambini. La loro struttura cognitiva è molto semplice, e di conseguenza non sono in grado di gestire in modo corretto un tipo di comunicazione diversa da quella logico-verbale e fisica di cui avrebbero invece bisogno».
La studiosa definisce inoltre il dotare di cellulari i propri figli «un modo da parte dei genitori di colmare il proprio senso di colpa e l'esigenza di sostituire il proprio amore con una sorta di controllo a distanza». Insomma, quasi tutti si appellano alla necessità di «educare ad un uso consapevole e intelligente del cellulare». Tra l'essenzialità degli sms, l'istantaneità di mms e videotelefonate il rischio secondo qualcuno, poi, è l'impoverimento del linguaggio dei bambini, anche se c'è chi, come Marisa D'Alessio, docente di psicologia dell'età evolutiva all'Università «La Sapienza», plaude ad «un'evoluzione della lingua».
-«Il cellulare reintroduce -sostiene la D'Alessio all'ADNKRONOS - rispetto ad un mezzo come la Tv, dove si ascolta soltanto, la scrittura, seppur facilitata dal T9, il dizionario predefinito. Il telefonino è un media molto duttile, che stimola nei bambini un ragionamento per 'tentativi ed errori molto costruttivo e che consente, comunque, di comunicare tra loro». L'esperta denuncia invece una «rottura della privacy», problema comune a tutte le tecnologie, e la progressiva trasfomazione del ruolo dei genitori da «educatori attraverso la presenza e l'esempio» a «controllori mediante il palliativo del telefonino».
Mentre comitati e associazioni di consumatori scendono in campo per denunciare i rischi che un mercato simile può produrre sulla salute dei più piccoli, dal mondo scientifico non emergono ancora dati certi e oggettivi riguardo possibili danni sull'organismo.
Tra chi mette in guardia da facili allarmismi e chi invece segnala rischi effettivi soprattutto tra i ragazzini, l'ambiente della ricerca appare profondamente spaccato. Pur invitando alla «cautela e alla prudenza nell'uso del cellulare da parte dei bambini, scoraggiando, per esempio, il ricorso a chiamate che non siano essenziali» il professore Paolo Vecchia dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma annuncia che «secondo quanto risulta da ricerche epidemiologiche, i telefonini non sembrano presentare rischi per la salute dell'uomo».
«La grande maggioranza di studi scientifici -prosegue Vecchia- ha dato esito negativo, anche se tali ricerche non si possono considerare conclusive, perchè parliamo di effetti a lungo termine, mentre la tecnologia di cui stiamo parlando è in uso da tempi molto recenti. Riguardo ai bambini, molti li credono più esposti perche il loro sistema nervoso è ancora in via di sviluppo, lo spessore della calotta cranica è più sottile e i tessuti più vulnerabili».
«Ma da un convegno a Istanbul dell' Organizzazione mondiale della Sanità dello scorso anno - fa notare l'esperto - emerse, a gran sorpresa che i bambini dai 2 anni in poi sono molto meno deboli di quanto non immaginiamo: il sistema nervoso completa il suo sviluppo nei primi due anni di vita e i tessuti, a quel punto, sono molto simili ai nostri».
Sulla vulnerabilità dei bambini insiste invece il professore Angelo Gino Levis ordinario di Mutagenesi ambientale all'Università di Padova. «I soggeti più piccoli, -spiega all'ADNKRONOS- da grandi consumatori di telefonini, sono esposti alle radiazioni dei cellulari sin dalla più tenera età, quindi, rispetto agli adulti, subiscono un tempo di esposizione maggiore. Alcuni studi, come quello del Karolinska Institute di Stoccolma, dimostrano che un uso prolungato del cellulare fa quadruplicare il rischio di neuroma acustico, tumore benigno del nervo uditivo. Se queste ricerche destano dunque qualche preoccupazione sugli adulti, figuriamoci cosa può voler dire un uso, spesso abuso, del cellulare nei bambini ,che lo sfruttano principalmente per giocare».
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